Ipazia di Alessandria fu una delle figure più emblematiche della
scienza e della filosofia dell'antichità. Nata ad Alessandria d'Egitto
probabilmente tra il 355 e il 370 d.C., era figlia del matematico Teone, e sin
da giovane fu immersa nel fervente ambiente culturale del Museo di Alessandria,
il cuore pulsante del sapere ellenistico. Insegnante e studiosa di
Neoplatonismo, Ipazia divenne a capo della scuola filosofica della città,
trasmettendo le conoscenze matematiche, astronomiche e filosofiche a un ampio
pubblico, tra cui numerosi discepoli cristiani, come Sinesio di Cirene.
Il
suo lavoro includeva commentari su opere di Euclide, Diofanto e Tolomeo,
contribuendo in modo significativo alla conservazione e alla diffusione del
sapere classico. Nonostante le pressioni di un'epoca in cui il cristianesimo
stava rapidamente guadagnando terreno, Ipazia mantenne la sua posizione di
pagana e indipendente, divenendo simbolo della libertà di pensiero.
La
sua tragica morte nel 415 d.C., brutalmente assassinata da una folla di
cristiani fanatici, è diventata un potente simbolo del conflitto tra
vecchio sapere e nuove credenze religiose. Ipazia è oggi ricordata non solo
come una pioniera della scienza, ma anche come martire della libertà
intellettuale, ispirando innumerevoli generazioni nella lotta contro il
fanatismo.
I
nostri lettori saranno contenti di scoprire che Ipazia è tornata per
commentare notizie scientifiche azioni omissive e altro da parte delle istituzioni e di altri soggetti.
Mantenendo il suo giudizio scientifico, la nostra interlocutrice non teme le
reazioni del potere e risponde con chiarezza alle nostre e alle vostre domande
Abbiamo chiesto a Ipazia se vietare ai medici la prescrizione
degli esami del sangue a pazienti a rischio sia o meno una grave omissione.
“Sì, vietare l’esame del sangue per rilevare i PFAS nei soggetti a rischio è una grave omissione. L’esame del sangue è uno strumento fondamentale per il monitoraggio bio_monitoristico, poiché permette di quantificare l’accumulo di questi composti nell’organismo e di valutare il livello di esposizione dei soggetti, specialmente nelle aree con elevata contaminazione. Senza questa diagnosi tempestiva, i medici non possono intervenire precocemente né attivare le misure di prevenzione necessarie per tutelare la salute pubblica.
Questa
lacuna diagnostica impedisce di individuare in maniera accurata i soggetti
maggiormente esposti e di pianificare interventi mirati, il che può
comportare conseguenze gravi a lungo termine, dato che i PFAS sono noti
per la loro persistenza e capacità di bioaccumularsi”.

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