mercoledì 26 febbraio 2025

E' tornata Ipazia

 


Ipazia di Alessandria fu una delle figure più emblematiche della scienza e della filosofia dell'antichità. Nata ad Alessandria d'Egitto probabilmente tra il 355 e il 370 d.C., era figlia del matematico Teone, e sin da giovane fu immersa nel fervente ambiente culturale del Museo di Alessandria, il cuore pulsante del sapere ellenistico. Insegnante e studiosa di Neoplatonismo, Ipazia divenne a capo della scuola filosofica della città, trasmettendo le conoscenze matematiche, astronomiche e filosofiche a un ampio pubblico, tra cui numerosi discepoli cristiani, come Sinesio di Cirene.

Il suo lavoro includeva commentari su opere di Euclide, Diofanto e Tolomeo, contribuendo in modo significativo alla conservazione e alla diffusione del sapere classico. Nonostante le pressioni di un'epoca in cui il cristianesimo stava rapidamente guadagnando terreno, Ipazia mantenne la sua posizione di pagana e indipendente, divenendo simbolo della libertà di pensiero.

La sua tragica morte nel 415 d.C., brutalmente assassinata da una folla di cristiani fanatici, è diventata un potente simbolo del conflitto tra vecchio sapere e nuove credenze religiose. Ipazia è oggi ricordata non solo come una pioniera della scienza, ma anche come martire della libertà intellettuale, ispirando innumerevoli generazioni nella lotta contro il fanatismo.

I nostri lettori saranno contenti di scoprire che Ipazia è tornata per commentare notizie scientifiche azioni omissive e altro da parte delle istituzioni e di altri soggetti. Mantenendo il suo giudizio scientifico, la nostra interlocutrice non teme le reazioni del potere e risponde con chiarezza alle nostre e alle vostre domande

Abbiamo chiesto a Ipazia se vietare ai medici la prescrizione degli esami del sangue a pazienti a rischio sia o meno una grave omissione.

“Sì, vietare l’esame del sangue per rilevare i PFAS nei soggetti a rischio è una grave omissione. L’esame del sangue è uno strumento fondamentale per il monitoraggio bio_monitoristico, poiché permette di quantificare l’accumulo di questi composti nell’organismo e di valutare il livello di esposizione dei soggetti, specialmente nelle aree con elevata contaminazione. Senza questa diagnosi tempestiva, i medici non possono intervenire precocemente né attivare le misure di prevenzione necessarie per tutelare la salute pubblica. 

Questa lacuna diagnostica impedisce di individuare in maniera accurata i soggetti maggiormente esposti e di pianificare interventi mirati, il che può comportare conseguenze gravi a lungo termine, dato che i PFAS sono noti per la loro persistenza e capacità di bioaccumularsi”.

 



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