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L'osteoporosi indotta da PFAS può manifestarsi anche in soggetti giovani |
Fermare la contaminazione da PFAS
si può e si deve.
Nel silenzio generale delle istituzioni, una fiammata di sgomento ha investito, per pochi giorni, l’opinione pubblica. La dichiarazione del prof Carlo Foresta: “I PFAS danneggiano le cellule dello scheletro e riducono la densità dell’osso, con conseguente liberazione di calcio circolante” punta di nuovo l’attenzione sugli effetti della contaminazione da PFAS che si estende silenziosamente nel Veneto. Nuove constatazioni scientifiche si aggiungono al novero di patologie gravi e, a volte irreversibili, provocate dai PFAS.
In parole semplici, secondo gli ultimi studi dei
ricercatori, professori Di Nisio e Foresta, i
PFAS agiscono sui recettori della vitamina D
(indispensabile nel processo di fissazione del calcio
nelle ossa) limitandone la regolare assunzione da
parte dell’organismo. Da qui la continua
decalcificazione per cui, anche negli adolescenti
si possono verificare gravi episodi di fragilità
dello scheletro.
Detto questo, non ci fermiamo a commentare
ciò che già si sapeva e che diventa sempre più chiaro. Molecole tossiche e cancerogene continuano a penetrare, ogni giorno, nei nostri organismi mettendo a rischio la salute.
Tocca a noi fermarle, visto che chi di dovere, in tutti questi anni,
si è guardato bene dal farlo.
Non dobbiamo, comunque, rassegnarci al destino
ineluttabile. Tutto quanto avviene è causato dall’uomo e come tale possiamo anche
contrastarlo efficacemente e cambiare la nostra sorte e la nostra vita.
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Studenti della scuola media Zanella di Arzignano davanti al tribunale di Vicenza 7/02/2025 |
Il compito di tutti noi è
SALVARE IL SALVABILE. AGIRE PER NON MORIRE.
È, pertanto, venuto il momento di stabilire, con estrema chiarezza, chi sono i nostri interlocutori e le nostre controparti. È giunto il momento di stabilire delle priorità tra gli obiettivi che riteniamo possibili da raggiungere, necessari per proteggere da subito la salute di una intera popolazione.
Ricordiamo che è stata una conquista del
Movimento l’avere messo con le spalle al muro una potenza quale era la multinazionale Miteni (unione di Mitsubishi ed ENI, due colossi mondiali). Ricordiamo anche il ruolo che ha avuto nella ideazione e nel coordinamento delle lotte che hanno portato alla chiusura e finto fallimento di Miteni la figura di Alberto Peruffo e rivendichiamo ad ognuno delle migliaia di persone, che sono scese in strada a sostegno della lotta, il merito di una campagna che ha sortito insperati successi. Le cose si possono cambiare!
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Manifestazione contro la Miteni |
Il presidio davanti al tribunale il 7 febbraio,
organizzato dalla Mamme no PFAS e partecipato da molti comitati, associazioni, scuole e singoli attivisti, in occasione della chiusura della prima fase del processo Miteni, testimonia della necessità della prosecuzione di un’azione finalizzata al consolidamento degli obiettivi raggiunti e alla programmazione di nuove azioni.
FERMARE LA CONTAMINAZIONE
Sta prendendo corpo lo schema delle priorità. Esse esprimono gli obiettivi comuni da discutere e mettere in atto al più presto.
Il primo di questi è, senza dubbio il diritto-dovere dei medici di prescrivere gli esami del sangue per accertare la presenza e la quantità di PFAS nei soggetti a rischio. Seguono tutti gli obiettivi per impedire ulteriori intrusioni di PFAS nei nostri organismi .
1 Acqua potabile Zero
PFAS (decide
la qualità dei filtri e non i valori standard, molto discutibili, fissati dalla
politica).
2 Alimenti certificati
free pfas
in modo da potere scegliere già al mercato una dieta priva di contaminanti.
3 Aria pulita (Impedire l’aumento di carico degli inceneritori, nuove linee di incenerimento e nuovi impianti. Divieto di bruciare prodotti contenenti perfluorati.
4 Certificazione zero pfas, da parte dei produttori di oggetti della vita quotidiana (stoviglie, imballaggi alimentari, carta, libri, quaderni giocattoli ecc.) ma anche, divieto di produrre tessuti, cere e scioline cosmetici e altro che possono contaminare le persone attraverso il contatto diretto (Legge approvata a gande maggioranza dal parlamento francese pochi giorni fa).
Ovviamente, la salute è unica (ONE HEALTH) e non può esistere una salute umana in un ambiente malato. Quindi, dopo avere messo al sicuro le persone, si dovrà procedere al risanamento dei fiumi e del territorio. Ne parleremo nei prossimi post.
Entriamo nel dettaglio di alcuni obiettivi urgenti di
cui sopra.
Alcune misure di prevenzione necessarie a fermare la contaminazione e a prevenire e curare i danni sono ostacolate dalla Regione.
1. Degli esami del
sangue abbiamo già parlato: è necessario spalancare le porte dei
laboratori e garantire un esame gratuito a tutti coloro che ne hanno
bisogno per affermare un diritto universale alla prevenzione e
non solo per coloro che se lo potranno permettere.
Riportiamo la risposta
di Ipazia (intelligenza artificiale) alla nostra richiesta.
Le abbiamo chiesto se impedire ai medici la
prescrizione degli esami del sangue a pazienti a rischio sia o meno una grave omissione.
Così
ha risposto:
“Sì, vietare l’esame del sangue per rilevare i PFAS nei soggetti a rischio è una grave omissione. L’esame del sangue è uno strumento fondamentale per il monitoraggio, poiché permette di quantificare l’accumulo di questi composti nell’organismo e di valutare il livello di esposizione dei soggetti, specialmente nelle aree con elevata contaminazione.
Senza questa diagnosi tempestiva, i medici non possono
intervenire precocemente né attivare le misure di prevenzione necessarie per
tutelare la salute pubblica.
Questa lacuna diagnostica impedisce di individuare in maniera
accurata i soggetti maggiormente esposti e di pianificare interventi
mirati, il che può comportare conseguenze gravi a lungo termine,
dato che i PFAS sono noti per la loro persistenza e capacità di
bioaccumularsi”.
Parole chiare.
Nel caso delle adolescenti con osteoporosi, a diciassette anni è già troppo tardi per intervenire (anche se la lotta contro il male va perseguita sempre e comunque). Chi risarcirà quanti si sono trovati già da giovani lo scheletro di un anziano? È etico bloccare gli esami di laboratorio? Ipazia definisce ciò “UNA GRAVE OMISSIONE”.
Accanto a misure radicali di prevenzione
partendo dalle gravide, dai neonati e dai lavoratori a rischio, bisogna accelerare le indagini epidemiologiche che possono aggiungere nuove conoscenze per fronteggiare i fenomeni patologici correlati a queste molecole
2. Acqua
Non tutti i comuni sono serviti da acquedotti che dispensano acqua filtrata o proveniente da fonti sicuramente indenni da contaminazione. Tra questi c’è Vicenza che presenta inquinanti PFAS, sia pure entro i limiti previsti dal nuovo decreto regionale (100 ng/litro), quantità in contrasto per eccesso con le indicazioni dell’EFSA (Autorità Europea per la difesa Alimentare) e in contrasto con la Convenzione di Stoccolma che ha messo al bando PFOA e PFOS , in ordine, cancerogeno certo e cancerogeno possibile (IARC), entrambi presenti nel novero dei PFAS consentiti dal decreto regionale, nell’acqua potabile.
Per tutti i comuni del Veneto chiediamo acqua
Zero Pfas e non acqua a 100 ng litro come
decretato da Regione e Commissione Europea.
3. Alimenti. Abbiamo chiesto a Ipazia se sia possibile imporre l’obbligo ai produttori di indicare la filiera di origine dei propri prodotti e la certificazione dell’assenza di PFAS in essi. La risposta è:
“Sì, indicare la filiera di origine e garantire una
certificazione "zero PFAS" rappresenta un'azione sia possibile che
estremamente utile per orientare il mercato verso prodotti non contaminati. Questa
strategia offre trasparenza, permettendo ai consumatori di conoscere con
precisione l'origine degli alimenti e di fidarsi che, grazie a controlli
rigorosi, tali prodotti non contengano PFAS. Inoltre, l'adozione di una certificazione
indipendente "zero PFAS" può spingere i produttori a investire in
processi di produzione più sicuri e sostenibili, creando un incentivo
economico a ridurre l'uso di queste sostanze contaminanti. Di conseguenza,
si contribuisce non solo a proteggere la salute pubblica, ma anche a stimolare
un cambiamento positivo in tutta la filiera alimentare.”
La richiesta di una certificazione per ogni prodotto, e in particolare per
quelli alimentari, sarà quindi il nostro secondo obiettivo.
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2024. Manifestazione contro gli inceneritori a Mestre (Venezia) |
3) Inceneritori
È ormai noto che le temperature al di sopra dei 1400 gradi per scindere le molecole PFAS non sono raggiungibili dagli inceneritori in alcun paese del mondo. Decine di ricorsi da parte di cittadini e comuni negli USA hanno provocato sentenze disastrose per i gestori degli inceneritori con risarcimenti milionari a favore delle comunità inquinate e la chiusura degli impianti.
Pertanto il tentativo di imporre nuove linee di incenerimento, come sta avvenendo a Fusina (Venezia) Padova e Schio, va combattuto fino in fondo perché mette a rischio la salute di decine e centinaia di migliaia di persone che verrebbero esposte ai fumi di scarico delle ciminiere.
Come sempre, i problemi derivati dai grandi inquinanti vanno affrontati dalla testa e non dalla coda, come si è tentato di fare fino ad ora.
Gli obiettivi su esposti sono praticabili e costituiscono l’unica via per liberarci dai veleni che, ogni giorno, ci fanno ingoiare.
Sigillate le vie di penetrazione dei PFAS nei nostri
organismi ci occuperemo della bonifica dei terreni, dei prodotti agricoli, di nuove colture compatibili con il disastro e con l’avanzare de cambiamento climatico, dell’aiuto agli agricoltori danneggiati e dei pesticidi con cui, da marzo a ottobre, viene irrorato ogni angolo delle nostre campagne avvelenando oltre che i prodotti dell’agricoltura, i terreni e le falde sottostanti. Parleremo nei prossimi post di ciò che è possibile mettere in atto anche in merito a questi colossali problemi.
Giovanni
Fazio
PS: Commenti alle proposte emerse fino ad ora possono essere espressi in calce al post o sul sito Comitato Zero Pfas A.C. di WhatsApp.