martedì 27 giugno 2023

LA SOLVAJ SPOSTA IN ITALIA LA PRODUZIONE DI PFAS



LA SOLVAY IN AMERICA PAGA 493 MILION DI DOLLARI 
MA NON RICONOSCE LA PROPRIA COLPA
 E  TRASFERISCE LA PRODUZIONE DI PFAS  IN ITALIA
 DOVE NESSUNO PAGA PER QUESTO


"Falli tu gli Pfas"

Come avevamo già annunciato e commentato mesi fa, Solvay, costretta dal governo dello Stato del New Jersey, cessa nello stabilimento di West Deptford (Filadelfia) l’utilizzo dei Pfas negli Stati Uniti sostituendoli con nuove tecnologie.

 Il New Jersey, avendo rilevato l’inquinamento da Pfas in una vasta area adiacente allo stabilimento, ha portato in giudizio l’azienda, chiedendo bonifiche e danni.

 Nell’accordo Solvay sborserà 493milionidi dollari. La CEO di Solvay Ilham Kadri ha dichiarato che:

 "l’indennizzo non va considerato come una ammissione di colpa ma come disinteressato atto di filantropia.                                                      L’impegno di rinunciare all’impiego dei Pfas in tutti i siti di produzione degli Stati Uniti d’altronde era stato preso per il 2021"

Invece, a Spinetta Marengo, con la complicità di Comune, Provincia e Regione, Solvay ribadisce la sua decisione di non fermare le produzioni di C6O4 e ADV. A vantaggio delle pompe funebri e a discapito del servizio sanitario nazionale.

Nota Bene:                                                                  Dopo 9 anni passati a West Deptford, Andrea Diotto, grande esperto di inquinamento, è venuto in Italia a guadagnarsi la pagnottella a Spinetta Marengo, e il Rotary l’ha subito coronato presidente. 

E' infatti così che vengono accolti in Italia i benefattori che hanno fatto tirocinio in America.


ASPETTANDO GODOT

 Dopo aver esaminato decenni di file, un

tempo segreti, i ricercatori hanno scoperto

che DuPont e 3M hanno aspettato almeno     

20  anni prima di rivelare i pericoli delle PFAS.



"Profitto sulla salute pubblica": uno studio descrive in dettaglio gli sforzi dei produttori di Forever Chemicals per nascondere i loro danni.

Di Victoria Sanmartino

 Bucky Bailey è nato con una sola narice e una pupilla a forma di buco della serratura nell'occhio destro, coperta da una palpebra deformata.

Sebbene sia sopravvissuto, la sua prima infanzia è stata segnata da dozzine di interventi chirurgici per affrontare i difetti congeniti che sua madre, una lavoratrice in uno stabilimento DuPont nel West Virginia, inizialmente ha faticato a spiegare.

Ma di recente, un gruppo di ricercatori dell'Università della California, a San Francisco, ha condotto un'analisi dettagliata di centinaia di pagine di documenti precedentemente segreti di DuPont e 3M che delineavano gli sforzi delle aziende per nascondere i rischi associati a PFAS, che sta per le sostanze polifluoroalchiliche.

L'esposizione a sostanze chimiche “eterne”, affermano i ricercatori, può aumentare il rischio di cancro e una serie di altri problemi di salute.

Queste cose i cittadini del Veneto le sanno?

Cosa mangiamo?

Cosa beviamo?

Cosa respiriamo?

Chi si occupa della nostra salute?




Giovani Fazio

 

 

 

 


PFAS: in Usa la multinazionale 3M pagherà 12,5 miliardi di dollari

 

Fratta Gorzone: Chi pagherà i danni? 


Acqua inquinata dalle sostanze chimiche, 

Maxi transazione proposta chiudere numerose richieste di risarcimento da parte dei sistemi idrici pubblici statunitensi che hanno accusato la società di contaminare le loro forniture con i Pfas

 

23 GIUGNO 2023

La multinazionale statunitense 3M ha annunciato che pagherà fino a 12,5 miliardi di dollari per chiudere numerose richieste di risarcimento da parte dei sistemi idrici pubblici statunitensi che hanno accusato la società di contaminare le loro forniture. In base all'accordo proposto, che deve essere approvato da un tribunale federale, 3M pagherebbe per risanare i sistemi idrici pubblici che sono risultati positivi ai cosiddetti "prodotti chimici per sempre", sostanze polifluoroalchiliche (Pfas), secondo un deposito titoli di 3M.

Le sostanze polifluoroalchiliche, note come Pfas, sono ritenute causa di cancro e di altri problemi di salute e richiedono tempi molto lunghi per essere decomposte. Dagli anni '40 sono state utilizzate in un'ampia gamma di prodotti industriali e di consumo, come padelle antiaderenti, moquette, indumenti impermeabili, imballaggi alimentari, cosmetici e articoli per la pulizia.

3M è stata oggetto di cause legali per i Pfas in Europa. Nel 2022, l'azienda ha accettato un accordo di 571 milioni di euro con la regione belga delle Fiandre per gli scarichi di sostanze chimiche Pfas intorno al suo stabilimento di Zwijndrecht, vicino alla città belga di Anversa.  Anche in Lombardia e Veneto Greenpeace enunciano la presenza di questi inquinanti.

 

domenica 4 giugno 2023

METANO ED EFFETTO SERRA

 


 L’effetto serra del metano supera di 80 volte quello della CO2

 

 

L’industria estrattiva di carburanti fossili, immette continuamente informazioni che hanno lo scopo di continuare a estrarre e vendere prodotti fossili cercando di rallentare la concorrenza delle fonti energetiche rinnovabili.

L’interesse economico prevale sulla lotta al cambiamento climatico di cui si manifestano già le conseguenze

 

 

Pubblichiamo il breve messaggio di Dario Zampieri emerito professore di geologia all’Università di Padova

 

METANO

BASSO IMPATTO AMBIENTALE

 

“La relativa minore impronta di CO2

prodotta dalla combustione del gas naturale a parità di energia

consumata, il 25-30% in meno rispetto ai prodotti petroliferi e il

40-50% in meno rispetto al carbone.”

 

Non condivido.

 

Il gas naturale (metano) è un fossile che produce comunque CO2, inoltre recentemente si è visto che il gas fuggitivo è più di quanto si pensava (5-6%) di quello estratto e ha un effetto serra che in 20 anni è 80 volte superiore alla CO2, circa 30 volte in un secolo.

Le infrastrutture di trasporto (gasdotti, rigassificatori, ecc.) si ripagano in decenni, quindi ci impegnano ad usare il gas per troppo tempo.

Inoltre, col gas dipendiamo sempre dalle importazioni da paesi perlopiù instabili, che possono venir meno improvvisamente in caso di eventi geopolitici o guerre.




 

Invece

bisogna sviluppare le rinnovabili, essenzialmente solare ed eolico, ma serve uno sforzo tale da decuplicare le installazioni.

Poi, bisogna sviluppare i sistemi di accumulo circadiani e stagionali, per ovviare alla intermittenza delle rinnovabili.

I soldi del PNRR avrebbero dovuto servire essenzialmente a questo, invece vengono dirottati in mille rivoli ed in grandi opere che aggraveranno la situazione.

 

 

sabato 3 giugno 2023

L’EUROPA VUOLE DAVVERO VIETARE L’INSALATA IN BUSTA?

 




L’EUROPA VUOLE DAVVERO VIETARE L’INSALATA IN BUSTA?

L’Europa vuole vietare l’insalata in busta! L’allarme lanciato a Tuttofood da Coldiretti rimbalza da ieri, 9 maggio, tra i profili social degli italiani e sulle pagine dei giornali. Secondo l’associazione di produttori, “il nuovo regolamento sugli imballaggi dell’Unione Europea rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati l’insalata in busta, i cestini di fragole, le confezioni di pomodorini e le arance in rete”. Peccato che le cose non stiano proprio così.

Coldiretti, in realtà, fa riferimento alla proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (e non a una normativa già approvata e pronta per entrare in vigore) pubblicata il 30 novembre 2022 dalla Commissione europea. La proposta di regolamento, se dovesse essere approvata così com’è, interverrà su alcune normative europee (*), con l’obiettivo di ridurre il packaging eccessivo e rendere tutti gli imballaggi riutilizzabili o riciclabili entro il 2030. Tra gli imballaggi da ridurre sono stati individuati anche quelli della frutta e della verdura fresca.


Tra gli imballaggi monouso che l’Unione Europea vuole ridurre figurano anche quelli di frutta e verdura

Secondo Coldiretti, la nuova normativa, se approvata, “imporrebbe, tra le altre cose, l’addio alle confezioni monouso per frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 chilogrammi, giudicate superflue e considerate al pari delle piccole confezioni di shampoo usate negli hotel. Una scelta – prosegue il comunicato della lobby del mondo agricolo  – che apre ad una serie di problemi, dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori. Basti pensare al tradizionale cestino di fragole o piccoli frutti che soprattutto nelle fasi di trasporto protegge l’integrità del prodotto.

In effetti, nell’allegato V della normativa, quello che elenca le restrizioni all’uso di determinati formati di imballaggio, si legge che per gli imballaggi monouso di frutta e verdura fresche è previsto il divieto d’uso al di sotto di 1,5 kg, come dice Coldiretti, ma poi si specifica “a meno che non sia dimostrata la necessità di evitare perdite di acqua o turgore, rischi microbiologici o urti.” La proposta, quindi, prevede già la possibilità di continuare a utilizzare imballaggi monouso quando è necessario per proteggere un prodotto molto delicato dagli urti, come ad esempio i frutti di bosco, o se deperisce molto in fretta ed è esposto a rischi microbiologici, come appunto l’insalata in busta.


La proposta di normativa prevede già la possibilità di mantenere gli imballaggi monouso in caso di dimostrata necessità

Quello che accadrà veramente quando la normativa entrerà in vigore, si spera, sarà la scomparsa delle distese di vaschette di plastica con tre zucchine o sei kiwi, che negli ultimi anni hanno conquistato sempre più spazio nei supermercati (ne avevamo parlato in questo articolo). Secondo Coldiretti, ciò avrà un effetto negativo sui consumi, perché ormai gli italiani si sono abituati alla comodità della frutta e della verdura confezionate, e quindi, invece di scegliere il prodotto sfuso, non lo compreranno affatto. Tuttavia, ridurre la quantità di rifiuti da imballaggi che produciamo, soprattutto quelli di plastica, deve essere una priorità per tutti, e per raggiungere questo obiettivo tutti quanti dovremo cambiare le nostre abitudini. E se questo significa rinunciare alla comoda vaschetta di peperoni o al sacchetto di carote, ben venga.

 

Quello che accadrà veramente quando la normativa entrerà in vigore, si spera, sarà la scomparsa delle distese di vaschette di plastica con tre zucchine o sei kiwi, che negli ultimi anni hanno conquistato sempre più spazio nei supermercati (ne avevamo parlato in questo articolo). Secondo Coldiretti, ciò avrà un effetto negativo sui consumi, perché ormai gli italiani si sono abituati alla comodità della frutta e della verdura confezionate, e quindi, invece di scegliere il prodotto sfuso, non lo compreranno affatto. Tuttavia, ridurre la quantità di rifiuti da imballaggi che produciamo, soprattutto quelli di plastica, deve essere una priorità per tutti, e per raggiungere questo obiettivo tutti quanti dovremo cambiare le nostre abitudini. E se questo significa rinunciare alla comoda vaschetta di peperoni o al sacchetto di carote, ben venga.




SALVARE IL SALVABILE. AGIRE PER NON MORIRE.

  L'osteoporosi indotta da PFAS può manifestarsi anche in soggetti giovani Fermare la contaminazione da PFAS  si può e si deve. Nel sile...